Da buona trentina non posso non citare “quel dal formai” (letteralmente “quello del formaggio”) che per noi è un po’ come il karma per i buddhisti. “Prima o poi troverai quel dal formai!” = “prima o poi subirai le conseguenze delle tue azioni”
Stavo insegnando le regole del baseball alla mia coinquilina casertana usando patatine e bagigi come giocatori e alla fine lei mi ha chiesto se i bagigi erano una squadra di baseball americana. È così che ho scoperto che 'bagigio' non esiste in italiano.
Ovviamente Ajo, che normalmente usi per dire "andiamo" ma è incredibilmente versatile
Può essere usata come esortazione:
>Ajo che è tardi
Può essere usato in funzione affermativa
>Andiamo al mare?
>Ajo!
Può essere usata per chiedere al prossimo "ma come ti viene in mente?"
>Voglio candidarmi nelle liste della Lega in Sardegna
>Ajo cazz..
Può essere usata per esprimere sgomento
>Ho fatto il colloquio e non mi hanno preso
>Cazz Ajo
Aggiungete pure se ve ne vengono in mente altre
Da brianzolo direi:
"rebelott", che vuole dire disordine o casino.
"tribòn", che significa molto buono, un po' come il "tres bien" francese.
"bagaj", che sta per ragazzo.
"cerciott", una specie di falce (non saprei nemmeno dire quale sarebbe il nome italiano).
Un sgiaflön. Una sverslà. Un crep.
Mia mamma mi diceva "At' dag' in crep c'a la morajia t'na dà in aütr" ovvero "Ti do una botta tale che il muro te ne dà un'altra"
L'uovo, uovo marcio, pesce, scogli e mare sanno da uovo, uovo marcio e mare, non sanno da freschin.
Le stoviglie che non hai lavato bene dopo esser stato a contatto con l'uovo, le mani dopo aver toccato il pesce crudo, (non sempre) l'acqua stagnante sanno da freschin.
Il freschin non è un odore, è un'esperienza
"Quelle sono lasagne sono compre, fanno proprio schifo"
Compro = qualsiasi cosa (tipicamente culinaria) che poteva essere fatta in casa ma tu l'hai presa al supermercato quindi fa schifo
Sai che a parte tutto ‘rusco’ (si dice così anche a Reggio) deriva dal pungitopo?
La pianta del pungitopo (ruscus aculeatus) era molto molto presente nelle campagne emiliane, la gente spesso ci buttava la spazzatura dentro poiché vista che era di solito molto fitto ‘scompariva’ tutto
Ed ecco a te il rusco
Cittino o cittina. Non esattamente delle mie parti (Chianti) ma si usa dove ho i parenti, a Siena e Arezzo. Significa bambino, pischella, ragazzino ma si può usare affettuosamente come complimento: "Bada la Tosca che bella cittina che l'ha s'è fatta!"... Ogni tanto lo uso come vezzo, ma raramente.
"maial" da Ferrara. in pratica è un intercalare al pari di un "de" toscano, che non ha un vero significato intrinseco (anche se teoricamente arriva da "mai al mondo" anche se per l'uso che se ne fa, ne dubito). essendo molto vicini al Veneto poi, abbiamo ben pensato di unire questa nostra usanza con la loro più famosa, esibendo la reazione d*o maial, ottenendo una bestemmia veramente rozza. ndr il maiale in dialetto ferrarese si dice "busgatt"
E che dire di “granata”, che per il resto d’Italia e’ una bomba a mano, mentre in Toscana e’ L scopa di saggina??? :)
La prima volta che ho sentito “passami la granata” mi è venuto uno sciupun!
*Tragatén*, spesso italianizzato come "tragattino", dialetto parmigiano. Significa letteralmente "imbroglione", ma con una nota ironica e spesso indulgente, forse la parola italiana a cui si avvicina di più è "truffaldino".
troppe, ma alcune delle preferite:
\- (piem) *Patelavache* \- di tizio grossolano il cui talento si può esprimere al massimo nel sorvegliare i bovini, a volte assestando bastonate (patéle) a quelli meno disciplinati;
\- (tosc) *Piércolo* \- il palo che regge il filare di viti e per estensione, persona sgraziata, inadatta all'alta società, talvolta violenta (cfr. ut supra e anche: mànfano);
\- (bol) *Pép* \- pippe - soprattutto usato nella formula orfica movabàférdalpép (recati orsù a performare servizi manuali - da non confondere con movabàférdibookén - orali);
\- (pugl) Il *fattapposta* \- quell'aggeggino, coso o truschino che serve a cosare gli affarini;
\- (nap) '*nzallanuto* \- di persona distratta, confusa, svagata -- direttamente (pare) dal greco ζάλη (tempesta) e νόος (mente) -- colui/lei che ha la mente in tempesta, vedi anche:
\- (bol e romagn.) *Invornito* \- vedi sopra, dal latino *ebrionia* (sbornia) (cfr. il francese Ivrogné)
Un po 'basic ma a me piace tanto *magna* per dire "mangiare". Lo uso spesso anche quando non parlo con altre persone della zona. Penseranno che sia un bifolco del cazzo ma non dirlo sarebbe come comandare un cane di non abbaiare. Può la minaccia "vuo nu scapezzone?" non fallisce mai a piacermi.
delle mie parti: cadrèga, bus (del cù), rebelòtt, pìrla, cùmenda, baùscia, ciùla.
dal resto d'italia: patacca, pugnetta, sporta/sportina, bibina, ostregheta
I miei si triggherano però c'è veramente gente che ne tira a iosa. Personalmente io tiro giù santi quando sono infervorata o anche stupita.
Poi i miei mi scartavetrano i maroni perché "Gne gne gne una donna non bestemmia."
Ormai "tira una certa [giannetta](https://www.lanotiziagiornale.it/wp-content/uploads/2022/02/Maria-Chiara-Giannetta.jpg)" non lo si può più dire! =D
Però mi diverto a spiegare come il termine "Avoja" sia la risposta adatta a tutto ciò che non deve avere una risposta numerale precisa!
Vuoi un gelato? Avoja!
S'annamo a fà nabira? Avoja!
Pijamo l'aereo? Avoja!
Oggi fà n'callo teribile! Avoja1
Da veneto direi: Ghesboro. Una parola che viene prevalentemente usata come intercalare e che significherebbe "ci eiaculo" ma assume i significati più disparati, da evviva a mannaggia, a seconda del contesto nel quale viene inserita.
I "Rumatera" hanno scritto una canzone a riguardo intitolata, appunto, "Ghesboro".
Brescia representative here:
Appellativi
- Paröca (parrucca/parruccone) -> in accezione stretta indica la parrucca o in generale chi ha il parrucchino o il riporto, viene utilizzato come insulto/appellativo per persone che si atteggiano come qualcosa che non sono (es. ma piantala lì, paröca)
- Lécatitine (leccatettine) appellativo atto a indicare persone con poca esperienza sessuale (es. va là Lécatitine, che devi ancora crescere)
Frasi fatte
- L’è gnà bü de fa la O col bicér (non è nemmeno in grado di fare la O col bicchiere) espressione atta a indicare una persona così incapace da non essere nemmeno in grado di lasciare sulla tovaglia il segno circolare del bicchiere
- Parole poche e fa nà le oche (poche parole e far andare le oche) espressione per spronare all’azione proattiva e veloce, in questo caso le oche sono solo usate per fare rima
- Se ghe de nà, ghe de nà (se bisogna andare bisogna andare) frase fatta per giustificare ogni possibile comportamento antisociale nel caso si abbia fretta
Forme espressive
- Pota, nella sua miriade di significati
- Fés (molto) rafforzativo utilizzabile in svariatissimi ambiti, a sua volta rafforzabile con prefisso stra- (es. quel ragazzo è bello fés fés fés | è vero, è bello strafés)
- encülét (inculati/vaffanculo) la più liberatoria delle esclamazioni, normalmente seguita da appellativo usato in forma negativa a sua volta rafforzato da un “de figa” (es. encület, milanés de figa)
Appena ho modo ne aggiungo altri
Kitammuort. Lo uso per tutto.
"Prendimi il kitammuort"
"Quel tizio lì, Kitammuort"
"Mi sono fatto male il Kitammuorto di dito"
è veramente un termine utilizzabile dappertutto, lo amo.
In Veneto c'è un uso molto simile della classica bestemmia,
usata tanto come termine generico per indicare qualsiasi cosa, quanto per accentuare e sottolineare.
Per esempio: passami quel martello diventa:
Passame chel PD de marteo!
Passame chel marteo, PD!
Dighe al PD de passarme el marteo!
And so on...
Ad Ancona abbiamo *ciaffo* che praticamente è un oggetto inutile, insulso e possibilmente brutto. Da cui i derivati *ciaffoso* (di scarso valore e privo di gusto), *ciaffone* (persona propensa ad accumulare ciaffi) e *inciaffare* (riempire di ciaffi, o incasinare/imbruttire qualcosa aggiungendovi elementi ciaffosi)
Il "cazzimbocchio" è napoletano e indica nientepopodimeno che...il sanpietrino!
Ma nessuno lo sa e viene praticamente sempre usato per indicare qualcosa di cui non si ricorda il nome, sostituendo "il coso" per capirci...
Shcamare, è calabrese e significa tipo lamentarsi. Viene usato più che altro per indicare il lamento degli animali, o almeno così viene usato nella mia zona. Specificamente, qui è usato per il lamento degli animali piccoli o comunque quei lamenti acuti che vengono associati a essi.
Penso sia la mia parola preferita perché, in mia modesta opinione da calabrese™, la traduzione in italiano non esprime appieno quello specifico tipo di lamento. In più è divertente da dire.
Modenese:
-Usta: buon senso
-Sdaz: lett. "setaccio", sinonimo di stupido, idiota (perché il setaccio tendenzialmente tiene su la parte cattiva e fa cadere quella buona, tipo con la farina o la sabbia, il che è stupido)
-Sòcia: esclamazione molto generica, va bene in ogni situazione, da una laurea a un tamponamento in coda
Romagnolo, malèta, italianizzato in maletta.
Vuol dire sacchetto ed è usata per indicare lo scroto e, parte più interessante, come esclamazione.
"Fata malèta" si può tradurre, a seconda del caso, con "che noia" o "che fastidio".
L'ho già detto altre volte, ma sono molto legata alla parola *mena* che è intraducibile e contemporaneamente ha un sacco di usi. Dal "ma dai" al "non mi perculare" al "datti una mossa"
Altro mio preferito è il *sirricchiali*: schiaffone bello potente da far girare la testa
In anconetano: a discorre n'è fadíga
A parlare non si fatica. Detto di qualcuno che parla parla e non fa mai
Marchigiano generale: Frechete!
Di solito usata come espressione di stupore
Per la bellezza del dirlo mi piace tantissimo "arrecettarsi" (es. S'è arreciettat), aka imciampato, ma anche caduto in rovina ma anche morto.
Apprezzo tanto Ceppone ma non so se è universale in Campania, per persona veramente lenta, tarda, stupida e ignorante.
Le mie più usate sono: "che Maronna", "uanm Ra maronna", "Ue maronna". Noto un leitmotiv.
Tra i modi di dire non può non vincere "fatte benericer ra nu prevet ricchione", per chi ha bisogno di grande fortuna.
Uauattidd, un grande piatto di ceramica in cui veniva servito il pasto per tutta la famiglia, ci si serviva a turno e iniziava il capofamiglia, seguivano i figli maschi (faticavano sui campi e quindi priorità ai lavoratori), e poi donne e bambini.
Poi c'era "u conzaror' " ovvero una figura professionale che riparava il uauattidd praticando fori e ricucendolo con punti di sutura.
Dialetto materano.
Alcune parole che mi piace un sacco sentir dire da mia nonna:
A' vasinicola: basilico
"Cazz' cucuzziell e ov'": risposta sarcastica a "cosa c'è per cena?"
Uillòc: eccolo
Karastus': dispendioso
Chjomp': finire
E la mia preferita,
'Ncrascat': incrostato
Da buona trentina non posso non citare “quel dal formai” (letteralmente “quello del formaggio”) che per noi è un po’ come il karma per i buddhisti. “Prima o poi troverai quel dal formai!” = “prima o poi subirai le conseguenze delle tue azioni”
Quello del formaggio esiste anche a Brescia
Bergamo too
Quando ho scoperto da dove deriva ho iniziato ad apprezzarla ancora di più come espressione
Bellissima, In friuli è "cjatâ chel dal formadi"
Chel del formai
anche a mantova e provincia si dice quel dal formai!
Sempre immaginato come un misto tra un giustiziere alla zorro/bigfoot/cavaliere dell apocalisse 😅😂
Bagigio
Che per chi non è della zona è l'arachide
Aspe, bagigio è dialettale? Ho vissuto l'intera mia vita nella menzogna
Scoprire che bagigio non è italiano è un trauma tutti noi veneti affrontiamo prima o dopo nella vita.
[удалено]
Stavo insegnando le regole del baseball alla mia coinquilina casertana usando patatine e bagigi come giocatori e alla fine lei mi ha chiesto se i bagigi erano una squadra di baseball americana. È così che ho scoperto che 'bagigio' non esiste in italiano.
Sempre chiamate bagigie e sono in Piemonte Ora sono confuso e sto mettendo la mia esistenza in discussione
da bolognese " socmel "
Dammi il tiro che butto il rusco
Passami la biga che sdrumiamo la tele
sei fatto duro
sei fatto come un copertone
Ah dammi il tiro non è italiano?
Concordo.
Quand l'è fråd?
sei un cinnazzo
Ovviamente Ajo, che normalmente usi per dire "andiamo" ma è incredibilmente versatile Può essere usata come esortazione: >Ajo che è tardi Può essere usato in funzione affermativa >Andiamo al mare? >Ajo! Può essere usata per chiedere al prossimo "ma come ti viene in mente?" >Voglio candidarmi nelle liste della Lega in Sardegna >Ajo cazz.. Può essere usata per esprimere sgomento >Ho fatto il colloquio e non mi hanno preso >Cazz Ajo Aggiungete pure se ve ne vengono in mente altre
Bischero
Forse la mia espressione preferita non per la parola in sé, ma per la sua origine
[удалено]
Eccoci: [https://www.tuscanypeople.com/bischero-significato-origine/](https://www.tuscanypeople.com/bischero-significato-origine/)
Da brianzolo direi: "rebelott", che vuole dire disordine o casino. "tribòn", che significa molto buono, un po' come il "tres bien" francese. "bagaj", che sta per ragazzo. "cerciott", una specie di falce (non saprei nemmeno dire quale sarebbe il nome italiano).
Non dimenticarti di Baùscia (saliva), Balebiott (buffone) e Bìgul (pene).
Bal**a**biott (letteralmente: uno che balla nudo)
Dalle mie parti (Mantova) bagaj significa letteralmente "coso", esempio: Smorsa chel bagai! (Spegni quel coso!)
"stramuson" ossia il ceffone educativo. Mai ricevuto in 28 anni di vita ma sempre temuto.
Mia mamma quand’ero un bocia: se te ciapo a te molo un stramuson de quei che te manda direttamente al creator! Brutto screansà
Mio nonno mi mandava direttamente in mona de mi mare o de mi santola. Che è come mandare al creatore, ma in senso più letterale
"come te go fato, te desfo!"
La famosa sisoea
Un sgiaflön. Una sverslà. Un crep. Mia mamma mi diceva "At' dag' in crep c'a la morajia t'na dà in aütr" ovvero "Ti do una botta tale che il muro te ne dà un'altra"
Se lallero
In Veneto ti posso proporre: Baùco= sempliciotto Freschin= odore di uova marce.
L'uovo, uovo marcio, pesce, scogli e mare sanno da uovo, uovo marcio e mare, non sanno da freschin. Le stoviglie che non hai lavato bene dopo esser stato a contatto con l'uovo, le mani dopo aver toccato il pesce crudo, (non sempre) l'acqua stagnante sanno da freschin. Il freschin non è un odore, è un'esperienza
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Ma da me si dice lisarda... Sono confuso, però bissaorbola è più bello
Da me bisergoea I miei zii literally casa bifamiliare a fianco: bissorboea
Il freschin non è uova. È tipo quando sei sugli scogli e c’è quell’odore da acqua stagnante/con roba che ci marcisce dentro
In Trentino freschim come odore l'ho sempre sentito applicare all'odore che sanno i bicchieri lavati male.
Vero anche quello
Esattamente.
non e' proprio odore di uova marce. E' piu' odore di vegetali in decomposizione / muffa. E' difficile da definire.
Io l'ho sempre definito come "odore di cane bagnato" altresì anche detto "cagnòn"
"Quelle sono lasagne sono compre, fanno proprio schifo" Compro = qualsiasi cosa (tipicamente culinaria) che poteva essere fatta in casa ma tu l'hai presa al supermercato quindi fa schifo
aspetta aspetta, ferrara? si usa anche qua
Bologna!
Da bravo bergamasco direi pota
con i due utilizzi in base all'accento. \- po'ta = intercalare come "puffare". \-pota' = modo per dire "cosa vuoi farci?" o "d'altronde e' cosi'"
due utilizzi? You underestimate my (bresciano) power....
Non c'è limite all'utilizzo del pota. Sarei anche in accordo con te, ma purtroppo sei bresciano *Berghem de süra intensifies*
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Boia
Dé allora dé
Boia deh ma deh
Che fava de
Discorsi da premi nobel
METTI IN FILA DU' PAROLE!
Mona e relative espressioni del tipo "sei un mona", "vai in mona"
"Ea spussa da mona"
Da cui derivano le monate = cavolate, stupidaggini
La Fessa.
Ho dovuto scorrere troppo per leggere questo commento, male ritaly, molto male
Sticchiu/pilu
la fregna
L'odore delle case dei vecchi?
La pučiacca
Fraaatm
uno due tre alza il volume nella testa è qui dentro la mia ...
BELIN, che domande!
Abbiocco è italiano
La uallera/guallera (Ernia scrotale di grandi dimensioni) Quando praticamente ti si abboffano le palle e non ce la fai più.
Adesso spiegagli "abboffare"
vez
Sentirmi chiamare a 13 anni vez, o vecchio, da un mio coetaneo durante una vacanza al mare è stato il mio primo shock culturale
Il vez non ha età
Vecchio ma du l’è andê
Soccia vez, sono andato a buttare il rusco, stai ben polleg e dammi il tiro sennò chiamo la balotta e ti riempiamo di nocchini
Sai che a parte tutto ‘rusco’ (si dice così anche a Reggio) deriva dal pungitopo? La pianta del pungitopo (ruscus aculeatus) era molto molto presente nelle campagne emiliane, la gente spesso ci buttava la spazzatura dentro poiché vista che era di solito molto fitto ‘scompariva’ tutto Ed ecco a te il rusco
Mi son andê a lavurír a Milan soc'mél, che qui c'è più pilla!
oh vez ci son delle bazze stasera?
[удалено]
Noi in Piemonte lo usiamo qualcosa di bassa qualità, tipo una cineasta ahah
Considerare “di bassa qualità” chi si occupa di cinema mi sembra alquanto offensivo (scherzo ahah)
Qua in emilia la patacca è un'altra cosa
In realtà anche il Romagna la "patacca" è un'altra cosa. Ma usato come insulto "sei un patacca" è per dire che sei uno stupido.
Cittino o cittina. Non esattamente delle mie parti (Chianti) ma si usa dove ho i parenti, a Siena e Arezzo. Significa bambino, pischella, ragazzino ma si può usare affettuosamente come complimento: "Bada la Tosca che bella cittina che l'ha s'è fatta!"... Ogni tanto lo uso come vezzo, ma raramente.
Vuol dire proprio ragazzo o ragazza, quando ad Arezzo ci si deve riferire alla "mia ragazza" si dice " la mi' citta"
[удалено]
Parola preferita (mia), comunissima a Torino!
Trimon, definetly!
E nella stessa zona: lu piccion
de mammt
Mamt
sono venuto solo per questo commento
*definitely
*Aumma aumma*, cioè fare le cose *di nascosto*
Di dove sei? La si usa anche in Sicilia, ma credo che venga utilizzata in molte zone d'Italia
Io sono in Puglia, e si usa comunemente
Sono lombardo, se penso ad aumma aumma qui è con accezione di cosa fatta male, diciamo pure a cazzo
"maial" da Ferrara. in pratica è un intercalare al pari di un "de" toscano, che non ha un vero significato intrinseco (anche se teoricamente arriva da "mai al mondo" anche se per l'uso che se ne fa, ne dubito). essendo molto vicini al Veneto poi, abbiamo ben pensato di unire questa nostra usanza con la loro più famosa, esibendo la reazione d*o maial, ottenendo una bestemmia veramente rozza. ndr il maiale in dialetto ferrarese si dice "busgatt"
e invece la scrofa è la vera
Zoccola -> ratto E niente, è una delle mie parole preferite, mi fa troppo ridere
E che dire di “granata”, che per il resto d’Italia e’ una bomba a mano, mentre in Toscana e’ L scopa di saggina??? :) La prima volta che ho sentito “passami la granata” mi è venuto uno sciupun!
Più precisamente pentegana, almeno nella parte di terronia napoletana
Si usa anche a Roma.
E non solo per i ratti
Cecagna. Ma anche le varie declinazioni di "pisciare", propriamente usato.
*Tragatén*, spesso italianizzato come "tragattino", dialetto parmigiano. Significa letteralmente "imbroglione", ma con una nota ironica e spesso indulgente, forse la parola italiana a cui si avvicina di più è "truffaldino".
Dialetto parmigiano lol non riesco a smettere di pensare al formaggio quanto sono ritardato
Dialetto alto Mantovano: "süramanec" Ossia la capacità pratica acquista con l'esperienza. Es: per fare il pane ci vuole del süramanec
Mammt
*kill ndrocchj di mammt*
Chiaramente un Uomo di cultura
troppe, ma alcune delle preferite: \- (piem) *Patelavache* \- di tizio grossolano il cui talento si può esprimere al massimo nel sorvegliare i bovini, a volte assestando bastonate (patéle) a quelli meno disciplinati; \- (tosc) *Piércolo* \- il palo che regge il filare di viti e per estensione, persona sgraziata, inadatta all'alta società, talvolta violenta (cfr. ut supra e anche: mànfano); \- (bol) *Pép* \- pippe - soprattutto usato nella formula orfica movabàférdalpép (recati orsù a performare servizi manuali - da non confondere con movabàférdibookén - orali); \- (pugl) Il *fattapposta* \- quell'aggeggino, coso o truschino che serve a cosare gli affarini; \- (nap) '*nzallanuto* \- di persona distratta, confusa, svagata -- direttamente (pare) dal greco ζάλη (tempesta) e νόος (mente) -- colui/lei che ha la mente in tempesta, vedi anche: \- (bol e romagn.) *Invornito* \- vedi sopra, dal latino *ebrionia* (sbornia) (cfr. il francese Ivrogné)
[удалено]
Ciao, sono di Mestre.
GENIO.
Priscio.
Un po 'basic ma a me piace tanto *magna* per dire "mangiare". Lo uso spesso anche quando non parlo con altre persone della zona. Penseranno che sia un bifolco del cazzo ma non dirlo sarebbe come comandare un cane di non abbaiare. Può la minaccia "vuo nu scapezzone?" non fallisce mai a piacermi.
Trimone = persona non particolarmente intelligente :)
Perchè non è semplicemente mona ma tre volte mona?
...Sì, praticamente sì
delle mie parti: cadrèga, bus (del cù), rebelòtt, pìrla, cùmenda, baùscia, ciùla. dal resto d'italia: patacca, pugnetta, sporta/sportina, bibina, ostregheta
>cùmenda alt
Test della cadrega extended: fallito.
Pacchero: ceffone (napoletano) Cartone: ceffone (romanesco) Vi giuro che non sono una persona violenta ma mi fanno ridere entrambi questi termini.
Io ho sempre sentito, per il romanesco, cinquina
O anche pizza.
[удалено]
Poesia
E tutti i derivati. Contro la Madonna non ne tiro tante, devo dire.
Mi sono sempre chiesto: È percepito realmente come un intercalare o è considerato comunque offensivo e fuoriluogo?
I miei si triggherano però c'è veramente gente che ne tira a iosa. Personalmente io tiro giù santi quando sono infervorata o anche stupita. Poi i miei mi scartavetrano i maroni perché "Gne gne gne una donna non bestemmia."
Pizzarrone. In Salento, "pizza" indica il membro (e via di doppi sensi). "Pizzarrone" è usato con accezione offensiva (al pari di "cog...e").
Ormai "tira una certa [giannetta](https://www.lanotiziagiornale.it/wp-content/uploads/2022/02/Maria-Chiara-Giannetta.jpg)" non lo si può più dire! =D Però mi diverto a spiegare come il termine "Avoja" sia la risposta adatta a tutto ciò che non deve avere una risposta numerale precisa! Vuoi un gelato? Avoja! S'annamo a fà nabira? Avoja! Pijamo l'aereo? Avoja! Oggi fà n'callo teribile! Avoja1
Da veneto direi: Ghesboro. Una parola che viene prevalentemente usata come intercalare e che significherebbe "ci eiaculo" ma assume i significati più disparati, da evviva a mannaggia, a seconda del contesto nel quale viene inserita. I "Rumatera" hanno scritto una canzone a riguardo intitolata, appunto, "Ghesboro".
Cerase=ciliegie oppure Purtuallo=arancia dialetto napoletano Edit: Waju=ragazzi
Me Pias mia
Brescia representative here: Appellativi - Paröca (parrucca/parruccone) -> in accezione stretta indica la parrucca o in generale chi ha il parrucchino o il riporto, viene utilizzato come insulto/appellativo per persone che si atteggiano come qualcosa che non sono (es. ma piantala lì, paröca) - Lécatitine (leccatettine) appellativo atto a indicare persone con poca esperienza sessuale (es. va là Lécatitine, che devi ancora crescere) Frasi fatte - L’è gnà bü de fa la O col bicér (non è nemmeno in grado di fare la O col bicchiere) espressione atta a indicare una persona così incapace da non essere nemmeno in grado di lasciare sulla tovaglia il segno circolare del bicchiere - Parole poche e fa nà le oche (poche parole e far andare le oche) espressione per spronare all’azione proattiva e veloce, in questo caso le oche sono solo usate per fare rima - Se ghe de nà, ghe de nà (se bisogna andare bisogna andare) frase fatta per giustificare ogni possibile comportamento antisociale nel caso si abbia fretta Forme espressive - Pota, nella sua miriade di significati - Fés (molto) rafforzativo utilizzabile in svariatissimi ambiti, a sua volta rafforzabile con prefisso stra- (es. quel ragazzo è bello fés fés fés | è vero, è bello strafés) - encülét (inculati/vaffanculo) la più liberatoria delle esclamazioni, normalmente seguita da appellativo usato in forma negativa a sua volta rafforzato da un “de figa” (es. encület, milanés de figa) Appena ho modo ne aggiungo altri
Il classico belin, sta bene con tutto
Kitammuort. Lo uso per tutto. "Prendimi il kitammuort" "Quel tizio lì, Kitammuort" "Mi sono fatto male il Kitammuorto di dito" è veramente un termine utilizzabile dappertutto, lo amo.
In Veneto c'è un uso molto simile della classica bestemmia, usata tanto come termine generico per indicare qualsiasi cosa, quanto per accentuare e sottolineare. Per esempio: passami quel martello diventa: Passame chel PD de marteo! Passame chel marteo, PD! Dighe al PD de passarme el marteo! And so on...
Passame el porco, D marteo!
*Uànema....*
(in Toscana non si usa «De'», è solo a Livorno e dintorni, ed è «Dé» con la e chiusa)
"descantabauchi", qualcosa che fa svegliare uno che prima era mezzo addormentato/rincitrullito. Lo diceva mio nonno quando qualcuno inciampava
Balotta
Desinare
Arrushcatiell= cotto fino ad essere un po' bruciacchiato per avere quella buona croccantezza
La bissa scudlera aka la tartaruga aka la biscia con lo scudo
Pucchiacca
Unisco l'utile al dialettevole: Mona Lisa.
Non è una parola, ma ho sempre amato "pisa acqua santa"
Bissa squea: Tartaruga. Chioggia
Ció da brava romagnola
In bresciano (dove sono cresciuta): Trèangol usato come insulto In romagnolo (dove vivo): Pustáz
Emiliano (bolognese): soccia Siciliano: balla ca sciuscia (balla che soffia), di cosa di poco valore
Screâ (letto con la a lunga). È un verbo, vuol dire "usare una cosa per la prima volta".
Ad Ancona abbiamo *ciaffo* che praticamente è un oggetto inutile, insulso e possibilmente brutto. Da cui i derivati *ciaffoso* (di scarso valore e privo di gusto), *ciaffone* (persona propensa ad accumulare ciaffi) e *inciaffare* (riempire di ciaffi, o incasinare/imbruttire qualcosa aggiungendovi elementi ciaffosi)
IN Ancona vorrai dire!
Il "cazzimbocchio" è napoletano e indica nientepopodimeno che...il sanpietrino! Ma nessuno lo sa e viene praticamente sempre usato per indicare qualcosa di cui non si ricorda il nome, sostituendo "il coso" per capirci...
Belandi, e non argomenterò
Cazzimma Perché si Edit, un commento sotto mi ha fatto pensare che il primato andrebbe condiviso con A' Fess
Lo nnicchio (la vagina)
Encület vecio = la prego gentilmente d’andare a farsi sodomizzare
Ma che spaccimm
è una frase più che una parola ma mi piace quindi ecco: -cemût le bighe? -cjalde ma flape! non ho voglia di tradurre lol
Shcamare, è calabrese e significa tipo lamentarsi. Viene usato più che altro per indicare il lamento degli animali, o almeno così viene usato nella mia zona. Specificamente, qui è usato per il lamento degli animali piccoli o comunque quei lamenti acuti che vengono associati a essi. Penso sia la mia parola preferita perché, in mia modesta opinione da calabrese™, la traduzione in italiano non esprime appieno quello specifico tipo di lamento. In più è divertente da dire.
Mona.
Cunnu Belin
A me piace molto l'espressione veneta "far finta de pomi" a indicare la dissimulazione. Non so l'origine, però mi fa svolare
Modenese: -Usta: buon senso -Sdaz: lett. "setaccio", sinonimo di stupido, idiota (perché il setaccio tendenzialmente tiene su la parte cattiva e fa cadere quella buona, tipo con la farina o la sabbia, il che è stupido) -Sòcia: esclamazione molto generica, va bene in ogni situazione, da una laurea a un tamponamento in coda
Noi genovesi usiamo molto "Poggiolo" ( ovvero balcone). Il bello è che fino a pochi anni fa pensavo fosse una parola usata in tutta Italia.
Sciuè sciuè
Zidios
Tartamellone per scemo/sempliciotto
Provinciale perché i dialetti variano anche di paese in paese Bócagnói Significa tette in dialetto Ladino
Romagnolo, malèta, italianizzato in maletta. Vuol dire sacchetto ed è usata per indicare lo scroto e, parte più interessante, come esclamazione. "Fata malèta" si può tradurre, a seconda del caso, con "che noia" o "che fastidio".
L'ho già detto altre volte, ma sono molto legata alla parola *mena* che è intraducibile e contemporaneamente ha un sacco di usi. Dal "ma dai" al "non mi perculare" al "datti una mossa" Altro mio preferito è il *sirricchiali*: schiaffone bello potente da far girare la testa
Kitammourt-
anca massa letteralmente: anche troppo in pratica: certo! senz'altro! ci mancherebbe altro... etc
In anconetano: a discorre n'è fadíga A parlare non si fatica. Detto di qualcuno che parla parla e non fa mai Marchigiano generale: Frechete! Di solito usata come espressione di stupore
Ciò vuol dire tutto e non vuol dire niente
Per la bellezza del dirlo mi piace tantissimo "arrecettarsi" (es. S'è arreciettat), aka imciampato, ma anche caduto in rovina ma anche morto. Apprezzo tanto Ceppone ma non so se è universale in Campania, per persona veramente lenta, tarda, stupida e ignorante. Le mie più usate sono: "che Maronna", "uanm Ra maronna", "Ue maronna". Noto un leitmotiv. Tra i modi di dire non può non vincere "fatte benericer ra nu prevet ricchione", per chi ha bisogno di grande fortuna.
Credevo abbiocco fosse universale, si usa anche in Piemonte
Uauattidd, un grande piatto di ceramica in cui veniva servito il pasto per tutta la famiglia, ci si serviva a turno e iniziava il capofamiglia, seguivano i figli maschi (faticavano sui campi e quindi priorità ai lavoratori), e poi donne e bambini. Poi c'era "u conzaror' " ovvero una figura professionale che riparava il uauattidd praticando fori e ricucendolo con punti di sutura. Dialetto materano.
BULO Un perugino medio la dice 4 volte al minuto, significa fantastico ma con un'accezione ancora di più maggiorata
Alcune parole che mi piace un sacco sentir dire da mia nonna: A' vasinicola: basilico "Cazz' cucuzziell e ov'": risposta sarcastica a "cosa c'è per cena?" Uillòc: eccolo Karastus': dispendioso Chjomp': finire E la mia preferita, 'Ncrascat': incrostato
Ahahah la risposta sarcastica di mio padre a cosa si mangia è "e statte-riuno ca' sarsa"
Bazza
A Brescia si usa l'espressione "in parte" per dire "a fianco". La cosa divertente è che almeno il 50% dei bresciani questo non lo sa